Football Club Inter – Storia
Il Football Club Internazionale nacque presso il ristorante milanese L’Orologio la sera del 9 marzo 1908 con il nome di Foot-Ball Club Internazionale (adesso conosciuta con solo Inter) nel 1967 verrà aggiunto Milano alla denominazione ufficiale, quando diventerà una S.p.A. da una costola di 44 dirigenti dissidenti del preesistente Milan Football and Cricket Club, che aveva imposto il divieto di far arruolare altri calciatori stranieri a quelli già presenti nella rosa.
Gli stranieri erano per gran parte l’ossatura delle nuove società di calcio che stavano sorgendo e il fatto di non arruolarli parve essere irriconoscente verso di loro. Il pittore e socio fondatore Giorgio Muggiani scelse i colori che avrebbero rappresentato l’emblema della società: il nero e l’azzurro.
Quest’ultimo colore fu scelto perché all’epoca si usavano le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall’altra quindi simbolicamente il blu era opposto al rosso. Il primo presidente fu Giovanni Paramithiotti, mentre il primo capitano Hernst Marktl, che tra l’altro era stato uno dei fondatori del Milan.
Nel 1910 l’Inter vinse il suo primo scudetto, cui seguirono delle stagioni deludenti. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu interrotta l’attività sportiva che riprese nel 1920; a tale anno risale il secondo successo nazionale dei nerazzurri, guidati da una commissione tecnica composta da Francesco Mauro e Nino Resegotti. A seguito della scissione tra FIGC e CCI, nella stagione 1921-1922 l’Inter si piazzò ultima nel proprio girone della CCI e doveva, per rimanere nella massima serie, disputare uno spareggio salvezza contro una squadra di Seconda Divisione.
Tuttavia, prima che lo spareggio si disputasse, due mesi dopo la fine del torneo, avvenne la riunificazione del campionato, avvenuta sulla base del Compromesso Colombo che, derogando alle regole prestabilite,
stabiliva degli spareggi incrociati tra squadre FIGC e squadre CCI. L’Inter riuscì a salvarsi battendo prima la cadetta S.C. Italia di Milano come stabilito dall’iniziale regolamento CCI (vinta dall’Inter a tavolino in quanto gli avversari non poterono schierare 11 giocatori, per motivi legati alla leva militare obbligatoria) e poi la Libertas Firenze.
Con l’inizio del ventennio fascista l’Inter si trovò costretta a mutare il proprio nome per ragioni politiche; troppo poco italiano e soprattutto simile al nome della Terza Internazionale Comunista. Così nel 1928 l’Inter si unì all’Unione Sportiva Milanese e assunse la denominazione di Società Sportiva Ambrosiana, poi mutata nel 1931 (dopo la ricostituzione dell’U.S. Milanese come polisportiva) in Ambrosiana-Inter fino al 1945.
La squadra vinse, sotto la guida tecnica di Árpád Weisz, nel 1930, con due giornate d’anticipo, il primo campionato di Serie A disputato a girone unico, successo questo impreziosito dalle 31 reti segnate da Meazza (capocannoniere stagionale). Il quarto tricolore venne conquistato nel 1938 con Armando Castellazzi in panchina e Meazza per la terza volta nella sua carriera si confermò miglior realizzatore della competizione (precedentemente anche nell’annata 1935-1936).
L’anno successivo l’Ambrosiana, guidata da Tony Cargnelli, vinse la sua prima Coppa Italia sconfiggendo in finale il Novara. Dopo un solo anno di digiuno, i milanesi tornarono a conquistare lo scudetto, il quinto titolo della storia nerazzurra.
Nel 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale, Carlo Masseroni fu nominato presidente, carica che avrebbe ricoperto per 13 anni. Fu lui ad annunciare, giovedì 27 ottobre 1945, che «l’Ambrosiana sarebbe tornata a chiamarsi solo Internazionale».
Tornata alla sua antica denominazione, la squadra non andò oltre il secondo posto nel 1948-1949, la stagione della tragedia di Superga, dietro al cosiddetto Grande Torino. Ci vollero tredici anni prima che il club fosse di nuovo in grado di aggiudicarsi lo scudetto; nel 1952-1953 e nel 1953-1954 sotto la guida di Alfredo Foni.
Nel 1955 ascese alla presidenza Angelo Moratti. Dopo alcuni anni di assestamento, una finale di Coppa Italia nel 1959 e molti allenatori cambiati, giunse da Barcellona a Milano il mago Helenio Herrera. Fu l’inizio dell’era della Grande Inter, vincitrice di tre scudetti (nel 1963, 1965 e 1966), due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.
La prima Coppa dei Campioni i nerazzurri la conquistarono nella finale contro il Real Madrid, già vincente cinque volte consecutive in tale competizione, mentre la seconda fu messa in bacheca dopo il successo sul Benfica al Meazza.
Nel 1967 cambiò definitivamente denominazione in Football Club Internazionale Milano.
Il 1968 segnò la fine di un ciclo, con l’abbandono di Moratti e di Herrera. La presidenza passò a Ivanoe Fraizzoli, sotto la cui guida il club tornò a vincere lo scudetto nel 1971, con Giovanni Invernizzi in panchina subentrato a metà stagione (unica squadra italiana a vincere il tricolore con un allenatore subentrato) e con Boninsegna capocannoniere. Ingaggiato nel 1977 l’allenatore Eugenio Bersellini, detto il sergente di ferro, nel 1978 l’Inter rivinse dopo trentanove anni la Coppa Italia, sconfiggendo in finale il Napoli.
La stagione 1979-1980, caratterizzata dallo scandalo del Totonero, che coinvolse il mondo del calcio (e non solo) e che spedì in Serie B il Milan e la Lazio, si concluse con la vittoria del dodicesimo scudetto. Nel 1982 i nerazzurri si aggiudicarono nuovamente la Coppa Italia dopo aver sconfitto nella doppia finale il Torino. Fu il terzo successo per l’Inter nella competizione.
Nel 1984 divenne presidente Ernesto Pellegrini. Nel 1989 il nuovo allenatore Giovanni Trapattoni condusse la squadra al suo tredicesimo scudetto, detto scudetto dei record. I nerazzurri, infatti, ottennero 58 punti con i 2 assegnati per ciascuna vittoria, una quota mai raggiunta da nessun’altra squadra.
Nel novembre del 1989 la bacheca della Beneamata accolse la prima Supercoppa italiana, conquistata contro la Sampdoria.[22] Gli anni 1990 portarono gloria all’Inter solo in campo europeo. Alle deludenti prestazioni in campionato, infatti, fecero da contraltare i tre successi in Coppa UEFA in quattro finali disputate, vinte contro la Roma nel 1991, contro il Salisburgo nel 1994 e contro la Lazio nel 1998.
Nel febbraio del 1995 i Moratti tornarono al timone della società, che venne acquistata da Massimo, figlio di Angelo. La fine del millennio fu avara di soddisfazioni, eccezion fatta per la Coppa UEFA vinta nel 1998.
Nel 2004 l’arrivo in panchina di Roberto Mancini aprì un ciclo di vittorie. Risalgono alla gestione dell’allenatore jesino la conquista di due Coppe Italia (su quattro finali tutte contro la Roma), due Supercoppe italiane (contro Juventus e ancora Roma) ma soprattutto tre scudetti. Il primo tricolore arrivò al termine della stagione 2005-2006, in seguito alle sentenze emesse dalla giustizia sportiva nell’ambito di Calciopoli.
Nel 2007 la squadra si aggiudicò un nuovo scudetto dei record, conquistato dopo diciotto anni sul campo con cinque giornate d’anticipo al termine di un campionato dominato, in cui la squadra subì una sola sconfitta contro la Roma, ai cui danni è stata vinta a inizio stagione la Supercoppa italiana ma che poi avrebbe battuto i nerazzurri nella finale di Coppa Italia. La stagione del centenario si aprì con la sconfitta in Supercoppa di lega, ma si chiuse con un nuovo scudetto, il sedicesimo, e un’altra finale
persa di Coppa Italia.
Nel 2008 giunse sulla panchina dell’Inter José Mourinho, che condusse la squadra alla vittoria della Supercoppa italiana ancora contro la Roma
(questa volta ai rigori) e al diciassettesimo scudetto, il quarto consecutivo; successo che consentì ai nerazzurri di raggiungere il Milan nell’albo d’oro
del campionato italiano. All’inizio della stagione 2009-2010 la squadra nerazzurra perde la sfida contro la Lazio in Supercoppa italiana.
Il prosieguo della stessa vide l’Inter conquistare il suo diciottesimo scudetto, la sua sesta Coppa Italia ma soprattutto, contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabéu di Madrid, la sua terza Coppa dei Campioni, la prima da quando ha mutato il proprio nome in Champions League, realizzando così il treble mai riuscito a nessun’altra squadra italiana. A fine maggio, il tecnico portoghese lasciò l’Inter.
A succedergli fu Rafael Benítez, il quale, dopo aver conquistato la Supercoppa italiana, la Coppa del mondo per club e aver perso la Supercoppa UEFA, lasciò il club milanese il dicembre dello stesso anno. Al tecnico madrileno subentrò il brasiliano Leonardo, con il quale i nerazzurri vinsero la settima Coppa Italia nella finale contro il Palermo.
Il 15 novembre 2013, dopo mesi di trattative, viene indetta un’assemblea dei soci straordinaria per ratificare il passaggio del 70% del pacchetto azionario del club da Massimo Moratti alla International Sports Capital (ISC), società indonesiana posseduta da Erick Thohir, Rosan Roeslani e Handy Soetedjo.
Nella stessa occasione viene approvata la nomina a presidente di Thohir, che diviene così il primo massimo dirigente straniero della storia nerazzurra.
Tuttavia la nuova proprietà non è in grado di imprimere una svolta decisa a livello sportivo, risollevando il club da una crisi di risultati nata al tramonto della precedente gestione societaria e sostanzialmente proseguita nelle stagioni successive.
Il 28 giugno 2016 il gruppo cinese Suning Holdings Group, di proprietà dell’imprenditore Zhang Jindong, acquista il 68,55% dell’Inter, divenendo così l’azionista di maggioranza del club nerazzurro. Thohir rimane presidente e azionista con il 31,05%, mentre il restante pacchetto dello 0,4% è suddiviso tra i piccoli azionisti (0,03%) e la Pirelli (0,37%). Massimo Moratti esce così ufficialmente di scena dall’Inter dopo 21 anni.
Fonte
Segue la storia della Juventus